Grasselli11.Criticità del contesto attuale
Orienterò la vostra attenzione su alcuni aspetti dell’attuale vita individuale e sociale che mi preoccupano fortemente, e che invece non si presenterebbero se si seguisse un approccio orientato al Bene Comune … Mi colpisce l’assenza di un confronto pubblico, aperto, sincero, profondo sul futuro che ci attende… e il navigare a vista, nel buio, mentre cresce l’insostenibilità, sociale e ambientale a livello nazionale, continentale, planetario.   Due dati che mi impressionano sempre. Il giorno nel quale il consumo supera le risorse annualmente prodotte dal Pianeta (Earth overshoot day): nel 2000 era il 4 ottobre, nel 2018 è arretrato al 1 agosto. Nel 2010 la ricchezza delle 388 persone più ricche del mondo era pari a quella della metà più povera della popolazione mondiale (3,8 miliardi di persone), nel 2018 per ottenere questo risultato bastava la ricchezza di 26 persone.  
In questo contesto, per quale progetto di società e di uomo stiamo lavorando (assenza di discussione sulla scuola, sull’Italia e sull’Europa che vogliamo …) ? Un progetto di società e di uomo non c’è … Si va avanti schiacciati sul presente, facendo riferimento a slogan, evitando un confronto approfondito sulla complessità dei problemi (immigrazione, povertà, Europa…), di cui si propongono solo alcuni aspetti. E parlo non solo della politica attuale, ma di tendenze della politica nel nostro Paese (e non solo).

La preoccupazione ha radici profonde. Come osserva Occhetta, le categorie dell’umanesimo europeo, che hanno posto la persona al centro dell’agire politico, non sono più una condizione “prepolitica” accolta da tutte le forze in campo. (F.Occhetta, Ricostruiamo la politica, S.Paolo, 2019, p.83).
In assenza di un confronto pubblico, interveniamo sulla realtà in modo frammentario, senza una visione complessiva, e proponendo variazioni di bilancio pubblico senza tener conto delle connesse conseguenze di medio-lungo termine sulla finanza pubblica …       Indeboliamo la democrazia rappresentativa (per l’assenza, tra l’altro, di discussione nelle aule parlamentari di leggi e trattati fondamentali).     Sgretoliamo la coesione sociale (spingiamo alla contrapposizione tra componenti del corpo sociale, puntando il dito in permanenza contro responsabilità altrui… invece che promuovere l’unione, essenziale per affrontare le grandi sfide che ci fronteggiano: migrazioni, occupazione, invecchiamento, ambiente).
Tutto questo, mentre prosegue l’attacco permanente alla dignità delle persone (di giovani e adulti senza occupazione, ma anche lavoratori, … e poi anziani soli, anziani non autosufficienti, donne in casa e al lavoro …)
Specificamente, segnalo gli aspetti che seguono.
Attacco alla dignità   Situazione diffusa, e di profonda gravità: In questo periodo di crisi grave e persistente, forza e diffusione degli attacchi contro la dignità di tante persone : giovani e lavoro (manca, o non in linea con la preparazione) … adulti che perdono l’occupazione (e hanno grande difficoltà a ritrovarla) … anziani soli e privi di sostegno adeguato … famiglie, e donne nelle famiglie (impegni sempre più gravosi, spesso senza i mezzi per una sopravvivenza decorosa)…
Economia senza equità - Effetti negativi sempre più evidenti dell’attuale sistema economico planetario (per alcuni aspetti meritorio), privo di regole adeguate a garantire efficienza ed equità, dominato da comportamenti egoistici (aspetti antropologici: modello dell’homo oeconomicus), guidato in prevalenza da interessi di breve o brevissimo periodo, privo di attenzioni per l’ambiente (overshooting day) e generatore di disuguaglianze (Oxfam)…
Politiche prive di solidarietà e di responsabilità verso la comunità di appartenenza criteri seguiti nelle politiche di aggiustamento imposte ai Paesi in difficoltà nell’area euro … nella assistenza alle persone, in specie anziane, in situazioni critiche… nella ricerca di un’autonomia con implicazioni redistributive a danno dei territori in maggiore difficoltà …
Siamo dunque in presenza di una crisi multiforme, con radici antropologiche, e implicazioni morali …   Solo in una logica di perseguimento di una configurazione di Bene Comune, si profilano possibilità di successo nell’affrontare le sfide che attualmente ci fronteggiano (immigrazione, occupazione, invecchiamento, ambiente …)

2.Caratteri di un orientamento al Bene Comune
Introduzione - Per la Dottrina Sociale della Chiesa, il Bene Comune è costituito dall’ “insieme di quelle condizioni della vita sociale che permettono sia alla collettività sia ai singoli membri di raggiungere la propria perfezione più pienamente e più celermente” (GS, 26).   L’orientamento al Bene Comune abbraccia quindi una visione molto ampia del presente e del futuro della comunità, un’architettura complessiva di ordine sociale, comprensiva di politica, economia e società e ambiente … Certo, per i credenti il fine ultimo è la vicinanza e la contemplazione di Dio … ma comunque credenti e non credenti possono convergere su un’attuazione del Bene Comune nei confini della storia umana, realizzata da organizzazioni sociali … una configurazione di Bene comune accettabile dalla generalità dei cittadini: una configurazione di “vivere bene insieme”, attenta all’equilibrio territoriale, alla coesione sociale (con giustizia sociale) e alla protezione ambientale, con l’obiettivo primario della centralità e della promozione integrale della persona… Articolando maggiormente l’assetto suindicato, possiamo considerare parti costituenti di esso   un effettivo ordinamento democratico, un’economia efficiente, efficace, equa e rispettosa della dignità della persona, l’ordine pubblico (vincolato anch’esso a tale rispetto), la piena applicazione della legalità, la protezione della libertà e dei diritti fondamentali … Una configurazione che si suppone estesa alla comunità internazionale (a rigore il Bene Comune o è universale o non è) … (Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, Libreria Editrice Vaticana, 2004,n.166). Il progetto di Bene Comune sottopone ogni proposta ad un approfondito confronto democratico. Un confronto pubblico , aperto, sul progetto d’uomo e di società che si intende portare avanti, cercando di tener conto delle necessità di TUTTE le persone e di dar loro un effettivo sostegno … Tale progetto si ispira al principio di fraternità, persegue quello di corresponsabilità (si pensi alle implicazioni della divisione del lavoro nell’attuale contesto scientifico-tecnologico…) e di cooperazione ben coordinata (le grandi sfide la richiedono … si può crescere veramente solo se si cresce insieme) … e di sussidiarietà (specialmente orizzontale) per rafforzare l’autonomia e la capacità di iniziativa dei cittadini … suscitando l’impegno dei cittadini sui problemi della comunità (sviluppando iniziative varie di cittadinanza attiva …) il Bene Comune dà vigore alla partecipazione e alla democrazia, rilanciata dal basso …   Alla base del principio del Bene Comune può porsi la promozione della “dignità, unità ed uguaglianza di TUTTE le persone, con attenzione al Bene di ciascuna di esse (diversamente dal Bene Totale)” … il Bene Comune si distingue dunque per una forte connotazione etica … “richiede la capacità e la ricerca costante del bene altrui come se fosse proprio” (Compendio, 164, 167) …

2.1. Il Bene Comune nella Dottrina Sociale della Chiesa
Nella Dottrina Sociale della Chiesa (DSC) troviamo la trattazione più organica, articolata e completa del concetto di Bene Comune (BC) …   E’ definito come “l’insieme di quelle condizioni della vita sociale che permettono sia alla collettività sia ai singoli membri di raggiungere la propria perfezione più pienamente e più celermente” (Gaudium et Spes, 26; Compendio della DSC, Roma, 2004, 164). Si può distinguere la dimensione strumentale del Bene Comune (l’insieme delle condizioni suddette) … e la dimensione finale dello stesso (la perfezione da conseguire) …     Per i credenti il BC non è il fine ultimo ma ha valore in quanto consenta il raggiungimento del fine ultimo, rappresentato da Dio. In ogni caso, poniamo che credenti e non credenti, in quanto cittadini, si impegnino per una configurazione di BC   “realizzabile entro i confini della storia umana, da parte di organizzazioni sociali”.
Una configurazione di Bene Comune accettabile dalla generalità dei cittadini: una condizione di “vivere bene insieme”, attenta all’equilibrio territoriale, alla coesione sociale (con giustizia sociale) e alla protezione dell’ambiente, con l’obiettivo primario di assicurare la centralità della persona, di ogni persona, la sua piena valorizzazione, la sua promozione integrale (che dunque può ritenersi in linea con una configurazione di sviluppo sostenibile (come vedremo più avanti).    Cercare il Bene Comune vuol dire confrontarsi su un’architettura di ordine sociale complessivo, riguardante politica, economia e società … mentre oggi si rinuncia a questo confronto, e la discussione verte su singoli punti, pur importanti (il post-moderno, e la rinuncia a proporre visioni generali, di lungo periodo …).
Articolando maggiormente l’assetto suindicato, possiamo considerarne parti costituenti un effettivo ordinamento democratico, un’economia efficiente, efficace, equa e rispettosa della dignità della persona, l’ordine pubblico (vincolato anch’esso a tale rispetto), la piena applicazione della legalità, la protezione della libertà e dei diritti fondamentali .   Nell’accezione corretta di Bene Comune, l’attuazione di una tale configurazione si suppone estesa alla comunità internazionale (il Bene Comune o è universale o non è). In ogni caso, consideriamo il ruolo che comunque potremmo svolgere in corrispondenza, dell’area di attuazione più ampia che riusciamo a praticare …
Alla base del principio del Bene Comune può porsi la promozione della “dignità, unità ed uguaglianza di TUTTE le persone, con attenzione al Bene di ciascuna di esse (diversamente dal Bene Totale)” … il Bene Comune si distingue dunque per una forte connotazione etica … “richiede la capacità e la ricerca costante del bene altrui come se fosse proprio” (Compendio, 164, 167) … connotazione che non è propria di altri concetti (ad es., l’interesse comune, o l’interesse generale) usati in sostituzione di quello di BC …         

2.2.Presupposti di un Approccio alla Ricerca del BC (dei residenti in un determinato territorio)
Confronto, condivisione, corresponsabilità in primo luogo, è richiesto un confronto pubblico aperto, schietto, che coinvolga la maggior parte possibile di cittadinanza, sul progetto d’uomo e di società che si intende portare avanti … (quale ampiezza e quale articolazione di tale progetto) … questo tipo di confronto è ancora oggi del tutto assente (postmoderno) … mentre si svolgono solo dibattiti, in modo frammentario ed estemporaneo, su aspetti specifici della regolazione della vita economica e sociale … come è possibile, in assenza di tale confronto, che è la sostanza di una democrazia, assumere decisioni appropriate in tema di spesa pubblica?
Occorre inoltre una consapevolezza diffusa della corresponsabilità di tutti per un impegno reciproco allo sviluppo della comunità residente nel territorio … il BC è l’opera di tutti … fondata su fraternità, solidarietà, sussidiarietà ,invece della tendenza prevalente ad autoescludere questa corresponsabilità, e piuttosto a puntare il dito contro altri, a sottolineare la responsabilità degli altri (che pure va denunciata), ad escludere a priori confronto e concertazione con altri, alla prevalente assenza di impegno dei cittadini sui problemi della comunità, nonché di iniziative della politica per promuovere questo impegno . Per superare queste difficoltà può essere importante una diffusione generalizzata del convincimento che si può crescere veramente solo se si cresce insieme … (anche a causa dell’alto grado di specializzazione della divisione del lavoro che distingue la nostra società, per cui la qualità della prestazione di ciascun operatore dipende anche da quella degli altri ad esso collegati lungo la catena dell’interdipendenza produttiva …)
Il rilancio della società italiana richiede una rivoluzione culturale e morale per una gran parte della popolazione. Il rinnovamento della classe dirigente può ritenersi condizione necessaria ma non sufficiente per un rilancio effettivo della nostra società …
Ad una determinata società, in un momento dato, possono farsi corrispondere molteplici configurazioni possibili di BC, corrispondenti a soluzioni diverse degli svariati nodi della convivenza sociale (si pensi al rapporto tra Stato e mercato, tra istituzioni politiche e società civile, alle articolazioni attuabili tra livelli di governo …) . La buona volontà delle parti può manifestarsi nel rinunciare in qualche misura al proprio punto di vista, per pervenire ad una piattaforma condivisa. Un confronto schiettamente democratico e diffusamente partecipato, attento anche a rispettare, al massimo possibile, i diritti e le richieste delle minoranze, conduce ad individuare la configurazione di BC oggetto di impegno attuativo.
Fraternità, solidarietà, sussidiarietà il processo orientato ad individuare e a dare attuazione ad una configurazione di BC implica la proposizione della fraternità come “principio di costruzione sociale che, pur garantendo le diverse identità personali, le fonda sull’affermazione (e sul sentimento) di una identità collettiva comune”, e della condivisione (di valori, obiettivi, risorse), e suppone l’esercizio della solidarietà, virtù sociale definibile appunto come “determinazione ferma e perseverante di impegnarsi per il bene di tutti …
L’individuazione e l’attuazione suddette poggiano inoltre sull’esercizio della sussidiarietà (sia verticale che orizzontale). Il principio di sussidiarietà, recentemente inserito nella nostra Costituzione, in generale si basa sul presupposto che “ogni politica venga affrontata dal livello istituzionale o dall’organizzazione più vicina ai soggetti interessati da quella politica o dal problema da affrontare …Sussidiarietà negativa (protezione dagli abusi delle istanze superiori) e positiva (sostegno a singoli e corpi intermedi per lo svolgimento dei propri compiti).  Il principio di sussidiarietà è dunque per l’autonomia e la libertà della persona (Compendio DSC, 186-7).  Presuppone, tra l’altro, attenzione ai bisogni dell’altro, fiducia reciproca e vera cooperazione, considerazione della socialità come ricchezza.   Il principio di sussidiarietà trova un campo di applicazione di grande rilievo nell’impegno volto ad assicurare un nuovo welfare (sussidiario e comunitario, flessibile e personalizzato).   Si pensi a fenomeni importanti di civismo, quali la co-progettazione nel welfare e tutti gli sviluppi cooperativi …
Sussidiarietà, cittadini attivi, nuova alleanza con la P.A.: il tema della sussidiarietà si incrocia con quello della “cittadinanza attiva”, assicurata da cittadini che si offrono per lo svolgimento di funzioni di interesse generale, compresa la tutela dei cd “beni comuni” (in primo luogo legati alla protezione e alla cura dell’ambiente) . Tale disponibilità dei cittadini si rivela preziosa in presenza delle crescenti difficoltà della P.A. ad assicurare uno espletamento soddisfacente di molte delle proprie funzioni; in corrispondenza, si parla di “nuova alleanza” tra cittadini e P.A., chiamata ad applicare il principio di sussidiarietà orizzontale …
Partecipazione e democrazia:   l’azione per il BC implica la partecipazione responsabile alla vita della comunità. Tale partecipazione può essere ritenuta diritto-dovere di ogni cittadino “come singolo o in associazione con altri, direttamente o a mezzo di propri rappresentanti, di contribuire alla vita culturale, economica, sociale e politica della comunità civile a cui appartiene” … (Compendio DSC, 189).
Tutte le formazioni sociali che hanno possibilità di influire, in diversa misura, sulla vita politica, economica, sociale e culturale del territorio considerato, sono chiamate a contribuire al processo di ricerca e di attuazione del BC: così si manifesta la capacità di iniziativa e il dinamismo di una società poliarchica … Alla P.A. è richiesta trasparenza e una rappresentazione chiara, completa e significativa della situazione e degli interventi, concertazione, programmazione, monitoraggio, valutazione di efficacia …
Il perseguimento del BC dà slancio alla democrazia … Rilevanza della democrazia deliberativa (governo locale) per il rinnovamento della democrazia. Si impone in modo marcato un’esigenza di condivisione, coordinamento e cooperazione vera per affrontare le grandi sfide attuali, per una soluzione ragionevolmente stabile dei grandi problemi che ci fronteggiano, per crescere in efficienza e in equità, imprescindibilità di una logica di BC …
La questione antropologica: nella logica del BC, nell’azione per il BC, centralità del concetto di persona umana (apertura all’altro e alla Trascendenza, relazionalità positiva, socialità come ricchezza, razionalità relazionale, motivazione intrinseca, multidimensionalità, esercizio congiunto di ragione strumentale e intelligenza …), e di tutti i principi fondamentali della DSC (o aspetti del bene morale: verità, libertà, giustizia, amore). Tutti orientati al rispetto della dignità trascendente della persona umana, fine ultimo di una società giusta …
La questione educativa: il riferimento al BC presuppone la presenza di persone capaci non solo di “comprendere”, ma anche di “volere” il bene .  Occorre addestrare al senso di responsabilità personale e sociale (non solo ad una competenza produttiva competitiva), all’esercizio della virtù civica (capacità dei cittadini di sacrificare il proprio interesse al BC). Soprattutto, occorrono adulti capaci di essere testimoni delle cose in cui credono , e organizzazioni sociali che aiutino gli individui a sviluppare il “desiderio socializzante” … Ruolo fondamentale delle Agenzie educative (in primis, famiglia, scuola, Chiesa …)

3.Lo sviluppo sostenibile, per un benessere equo e sostenibile

3.1.Obiettivo del BES e Bene Comune
In una lettera pubblicata a inizio d’anno dalla stampa locale (Catiuscia Marini, , Corriere dell’Umbria, 2/1/2019) la Governatrice Marini ha illustrato il percorso che la Giunta da lei guidata intende seguire nel 2019. Esso ha ad oggetto: volumi e qualità della produzione, occupazione diffusa e decente (con particolare attenzione ai giovani), avvio effettivo della ricostruzione pesante nelle aree colpite dal terremoto, una sanità efficiente, un’istruzione e formazione all’altezza delle sfide attuali, un’azione rafforzata a protezione dell’ambiente, un ampio ventaglio di interventi promotori a vario titolo di inclusione sociale e infrastrutture funzionali allo sviluppo della nostra economia, della nostra società e del nostro territorio. L’ampiezza e la complessità dell’orizzonte proposto nella Lettera inducono ad approfondire finalità e vincoli dell’azione politica.
Obiettivo di questa non può essere semplicemente un aumento del Pil (prodotto interno lordo). Invece, essa deve assumersi il compito di governare una molteplicità di fronti perché insieme contribuiscano ad accrescere il benessere complessivo della nostra società, e a farla divenire sempre più una comunità, perseguendo una crescita che sia insieme equa e sostenibile. La sostenibilità deve essere ambientale e sociale, volta appunto ad un Benessere equo e sostenibile, per il quale è necessario un approccio olistico, che tenga conto cioè simultaneamente di tutte le forze in gioco, di tutti i provvedimenti che si intende attuare, da parte di tutti i livelli di governo, a favore del territorio di cui valutiamo crescita e benessere.
Si profila un approccio che per molti lineamenti può ritenersi orientato verso una configurazione di Bene Comune . Ma perché concentrare l’attenzione sull’equità e sostenibilità della crescita e del benessere così generato?
Perché si ritiene che la scelta dello sviluppo sostenibile sia “il solo modo per evitare i rischi del collasso del sistema economico e sociale, anticipati dal Club di Roma” nel famoso Rapporto sui (1972) (Enrico Giovannini, , Introduzione, p.X, Editori Laterza, 2018) e magistralmente riproposti da Papa Francesco, nella Laudato sì, con l’illustrazione della duplice insostenibilità, ambientale e sociale, e del relativo intreccio.   Al riguardo, noto come anche l’Italia e l’Umbria abbiano sofferto negli ultimi anni, tra l’altro, di numerose manifestazioni di grave inquinamento del suolo e dell’aria, di seri problemi nella raccolta di rifiuti e nella difesa del territorio, di aumento sostenuto di povertà e precarietà.  
Una parte crescente di opinione pubblica (v. anche la mobilitazione planetaria degli studenti del 15 marzo 2019) tende dunque ad attribuire sempre più rilevanza alla sostenibilità della crescita, grazie alla quale, come si afferma nel Rapporto Brundtland (della Commissione mondiale sull’ambiente e lo sviluppo, 1987), il soddisfacimento dei bisogni della generazione presente non comprometta il soddisfacimento dei bisogni delle generazioni future.      

3.2.L’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile
Nel settembre 2015 l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha approvato l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, comprensiva di 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile (Sustainable Development Goals, SDGs) e di 169 Target, o sotto-obiettivi, ben specificati e concreti. Anche il Trattato di Lisbona del 2009, Carta fondamentale dell’Unione Europea, accoglie il principio dello sviluppo sostenibile (art.3).      

I 17 SDGs hanno ad oggetto:

(1) la sconfitta della povertà (promuovendo i presupposti dell’inclusione),

(2) la sconfitta della fame (nutrizione adeguata e sicura, agricoltura sostenibile),

(3) il conseguimento di salute e benessere (lotta contro la mortalità di bambini e adolescenti),

(4) di un’istruzione di qualità (accesso all’istruzione a tutti i livelli),

(5) della parità di genere (con emancipazione di tutte le donne e ragazze),

(6) la fruizione di acqua pulita e servizi igienico-sanitari,

(7) di energia pulita e accessibile (a bassa intensità di carbonio),

(8) di buona occupazione e crescita economica (crescita sostenibile, occupazione piena e produttiva, lavoro dignitoso),

(9) di innovazione e infrastrutture (per un’industrializzazione equa e sostenibile),

(10) la riduzione delle disuguaglianze (all’interno di e fra le Nazioni, grazie anche agli obiettivi precedenti),

(11) la costruzione di città e comunità sostenibili (insediamenti umani sicuri, inclusivi, duraturi),

(12) un consumo e una produzione responsabili (modelli sostenibili di produzione e di consumo, grazie anche agli obiettivi precedenti),

(13) la lotta contro il cambiamento climatico (contro le emissioni di gas a effetto serra),

(14) la protezione di fauna e flora acquatica,

(15) di flora e fauna terrestre,

(16) il conseguimento di pace, giustizia e istituzioni solide (contro la corruzione, per l’istruzione e lo stato di diritto),

(17) l’attuazione di partnership per il conseguimento degli obiettivi SDGs (collaborazioni inclusive, con condivisione di valori e obiettivi, partenariati, tra governi, settore privato e società civile) (Giovannini, op. cit., pp. 39-40).

Il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare (Mattm) ha svolto nel 2017 un’analisi del posizionamento dell’Italia rispetto ai 17 SDGs e ai 169 Target. Nel 21% dei casi la situazione è estremamente negativa, e nel 48% dei casi è insoddisfacente.     Utilizzando indici sintetici, l’Italia occupa il trentesimo posto nella graduatoria dei Paesi Ocse, e in generale la sua condizione non appare in linea con gli Obiettivi fissati (Giovannini, op. cit., p. 74).

3.3.Il posizionamento di Italia e Umbria
Dal 2013 l’Istat pubblica un rapporto annuale sul Benessere Equo e Sostenibile, basato su circa 130 indicatori statistici, che consentono di misurare il posizionamento dell’Italia e delle sue regioni rispetto agli obiettivi di uno sviluppo sostenibile.   La distinzione per obiettivi permette analisi e confronti territoriali in merito alle principali dimensioni della vita economica e sociale.       Rapportando il valore degli indici nel 2017 a quello dell’Italia nel 2010 posto come base, il dato dell’Umbria risulta, per gran parte degli obiettivi, al livello di quello nazionale, e in alcuni casi in posizione superiore, come, tra l’altro, nel caso dell’istruzione e formazione, della sicurezza e delle relazioni sociali (Istat, , 2018, p.181).    
Se seguiamo la distinzione per target o sotto-obiettivi, possiamo cogliere alcuni aspetti della situazione dell’Umbria. In alcuni casi si rileva un miglior posizionamento dell’Umbria rispetto alla situazione nazionale (riguardanti istruzione e formazione, sicurezza e relazioni sociali).   Si colgono altresì alcune delle principali criticità rilevabili (Istat, , pp.23-170). Sul fronte del lavoro i dati pongono in evidenza l’elevatezza degli occupati sovra-istruiti (% più alta in Italia), del tasso di infortuni mortali e di inabilità permanenti, nonché del tasso di part-time involontario. Con riferimento ad alcuni aspetti direttamente collegati al benessere, il valore del reddito medio disponibile pro-capite pone l’Umbria in fondo al Centro-Nord. Nel campo dell’ambiente, si registra un basso livello della spesa corrente pro-capite dei Comuni umbri per la gestione del patrimonio culturale, un alto grado di erosione dello spazio rurale da abbandono, e una pressione molto elevata delle attività estrattive, nonché un grado rilevante di dispersione da reti idriche comunali, e di conferimento di rifiuti urbani in discarica. Sul tema centrale dell’innovazione, della ricerca e della creatività, si rileva un basso livello di propensione alla brevettazione, di grado di innovazione del sistema produttivo, e un tasso negativo di mobilità dei laureati.        

3.4.Presupposti e caratteri di uno sviluppo sostenibile
Se dunque l’imperativo è quello di procedere in direzione di una maggiore sostenibilità, occorre comprendere come il sistema economico e sociale debba cambiare, con quale profondità e intensità, e quali siano le condizioni perché tale cambiamento possa prodursi.                        
I quattro pilastri su cui si fonda questo concetto sono l’ambiente, l’economia, le istituzioni e l’assetto sociale; di essi occorre garantire una gestione appropriata, mantenendo tra loro un corretto equilibrio, perché il venir meno di uno solo di essi potrebbe determinare l’insostenibilità complessiva del processo di sviluppo (Giovannini, op.cit., p. 30).       Va rilevata la difficoltà di misurare la sostenibilità, in particolare sul versante sociale, che riflette la difficoltà di indicare valori “soglia” della disoccupazione, della povertà e dell’esclusione sociale, oltre i quali potrebbe scattare un’insostenibilità sociale … (Giovannini, op- cit., pp.54-55).  
In corrispondenza, si è affermato uno schema concettuale basato su quattro diverse forme di capitale, appunto naturale, economico, umano e sociale (il capitale è ciò che lega le risorse disponibili per la generazione attuale e le generazioni future – Giovannini, op. cit., p.56) . L’impegno collettivo deve essere volto ad impedire che il depauperamento di queste forme di capitale determini la suddetta insostenibilità.   Le diverse forme di capitale alimentano la macchina produttiva, che si suppone orientata a produrre, nel rispetto dei limiti planetari, non solo Pil, ma benessere per tutti (migliori condizioni di salute, lavoro, rapporti interpersonali, qualità dell’ambiente), anche ricostituendo le diverse forme di capitale, e così garantendo la sostenibilità dello sviluppo. Nel modello possono inserirsi anche felicità (soddisfazione per la propria vita) e resilienza (reazione positiva ad uno shock, con ritorno alla posizione precedente), così da effettuare il collegamento fondamentale tra condizioni materiali (ciò che si ha) e stati fisici e mentali (ciò che si è) (Giovannini, op.cit., p.60).  
Limiti planetari                                                                        Felictà collettiva
Capacità individuali
Modello di sviluppo di felicità e resilienza
Bisogni umani (economia,società, natura, cultura)  
Benessere equo e sostenibile (reddito,  salute,lavoro,ambiente)
Capitale economico naturale,umano,sociale

                               (Giovannini,p.59)

Per puntare a questo risultato, occorre formulare ed attuare politiche proiettate nel medio e lungo periodo, per cercare di cogliere il futuro verso cui tende il sistema economico e sociale: e ciò purtroppo è il contrario di quanto osserviamo, anche in Italia, in economia, che va alla ricerca di profitti immediati, e in politica, in cui ogni sforzo è volto a catturare il consenso degli elettori nel prossimo turno elettorale.     C’è bisogno di una politica che pensi con una visione ampia e che sposi un approccio integrale ai problemi… (Michele Zanzucchi (ed.), Potere e Denaro, Città Nuova, p.155)

Gli Obiettivi di uno sviluppo sostenibile, che abbiamo elencato in precedenza, riflettono appunto questo impegno a garantire un livello sostenibile delle quattro forme di capitale prima ricordate, migliorando il funzionamento del sistema e aumentando il benessere della società nel breve e nel lungo termine. Gli obiettivi su cibo, salute ed educazione puntano a migliorare il capitale umano, quelli relativi a innovazione ed infrastrutture contribuiscono al capitale fisico/economico, e quelli riguardanti acqua, biodiversità terrestre e marina, funzionamento degli ecosistemi agiscono su quantità e qualità del capitale naturale … gli obiettivi riferiti ad energia e generazione del lavoro influiscono direttamente sui processi produttivi, quelli del consumo e della produzione responsabile sulla generazione degli scarti … il funzionamento delle istituzioni sui servizi socio-sistemici e quindi sul benessere delle persone e della società (capitale sociale)…    Considerando poi i Target dettagliati riferiti a ciascun obiettivo, si va ad impattare sulle dimensioni concrete e specifiche dell’esistenza e dell’attività delle persone e delle realtà ambientali … (Giovannini, op.cit., pp.65-66)  

L’Italia risulta molto distante dagli Obiettivi riguardanti la povertà, la salute, l’energia, le disuguaglianze, le performance economiche, lo stato delle infrastrutture e delle città (Giovannini, op. cit., p.74).

Inoltre, in una prospettiva dinamica, dall’analisi dell’andamento negli ultimi dieci anni degli indicatori compositi relativi ai singoli Obiettivi (basati su circa 100 indicatori elementari), stimato nel Rapporto Asvis 2017, risultano peggiorare sensibilmente (con un movimento quindi nella direzione sbagliata) gli Obiettivi relativi alla fine della povertà (Ob.1), alla disponibilità di acqua e strutture igienico-sanitarie (Ob.6), alla riduzione delle ineguaglianze (Ob.10), all’uso sostenibile degli ecosistemi terrestri (Ob.15) … Un peggioramento leggero si osserva per gli Obiettivi riguardanti la crescita economica sostenibile e l’occupazione (Ob.8) e le città e gli insediamenti umani sicuri (Ob.11) … (Giovannini, op.cit., pp. 86-90)

3.5.Politiche per avviare uno sviluppo sostenibile : caratteri e presupposti
Secondo gli studi dell’ASviS (Alleanza per lo Sviluppo Sostenibile, istituita in Italia nel 2016) risulterebbe impossibile per l’Italia raggiungere gli SDGs in assenza di una radicale trasformazione del “Sistema Paese”. Per mettere il Paese in grado di fronteggiare i mutamenti, gli shock che ci attendono, occorre imboccare la strada di una coraggiosa, profonda trasformazione (si pensi agli effetti dell’automazione e del cambiamento climatico su una popolazione invecchiata e disillusa sull’efficacia di politiche già sperimentate in passato).   Come suggerisce Giovannini, occorrono dunque politiche “trasformative”, lungo quattro direttrici di “trasformazione fondamentale di carattere sistemico, riguardanti il sistema energetico, il sistema produttivo, il sistema educativo e il sistema fiscale” (Giovannini, op.cit., pp. 119-126). Principalmente, si tratta di diffondere l’economia digitale e circolare (capace di rigenerarsi da sola, reintegrando nella biosfera o rivalorizzando tutti i flussi di materiali), verso la piena circolarità, su tutte le fasi, e la formazione lungo tutto il ciclo di vita delle persone, di rafforzare lo studio delle discipline Stem (Scienza, Tecnologia, Ingegneria, Matematica), di aumentare il numero di laureati, di garantire un’alternanza scuola-lavoro di qualità, di riorientare entrate e spese fiscali allo sviluppo sostenibile, di contrarre l’evasione fiscale e contributiva. Occorre altresì promuovere comportamenti virtuosi nel campo della salute (si pensi all’integrazione pubblico-privato per le patologie croniche, all’investimento nella ricerca bio-medica), delle politiche urbane (per una migliore organizzazione delle città), della condizione ambientale (per un migliore funzionamento degli eco-sistemi), dell’adattamento al cambiamento climatico. Si noti quanto si sia in Italia ancora lontani da un’azione coordinata e robusta su tutti questi fronti indicati.
In seguito ad appropriate simulazioni, può confrontarsi l’effetto sul benessere di politiche singolarmente effettuate o invece simultaneamente attivate … ad es., anche l’investimento in istruzione, o le politiche per l’innovazione, migliorano produttività ed economia, ed anche il sociale, però con peggioramento per l’ambiente. Invece l’attivazione simultanea delle politiche migliora considerevolmente il benessere complessivo, migliorando l’economia (con politiche 4.0, banda larga, istruzione di qualità, …), ma anche il sociale e l’ambiente (grazie al miglioramento di infrastrutture ed energia), con riduzione anche del rapporto debito/pil per l’aumento delle entrate. Ciò dimostra l’esigenza di pianificazione e coordinamento degli interventi, per godere di importanti sinergie, in un approccio olistico. Per gli indicatori che non ne risentono (acqua, città sostenibili, corruzione, biodiversità) rimane l’esigenza di interventi specificamente mirati per obiettivi specifici … (Giovannini, op.cit.. pp.133-140).
Uno sviluppo sostenibile implica un cambiamento profondo, attraverso politiche trasformative (sopra ricordate) nelle modalità di produzione e di consumo, di creazione di lavoro, di gestione delle istituzioni, di generazione del benessere personale e sociale. Per questo scopo sono richiesti tre fattori: in primo luogo, la tecnologia più appropriata ad assicurare sostenibilità; in secondo luogo, il mutamento di mentalità richiesto per produrre tale cambiamento; in terzo luogo, un sistema adeguato di governo (con coinvolgimento dei principali Attori) dei processi economici e sociali all’origine di tutto questo (Giovannini, op.cit., pp. 43-45). Si osservi che una dinamica siffatta, per la sua pervasività, richiede una diffusa partecipazione dal basso dei protagonisti di tali processi (dai politici ai consumatori, alle imprese, alle organizzazioni non-profit), che debbono condividere una visione integrata dello sviluppo. E questo, come osserva Giovannini, è un requisito molto difficile da riscontrare nella situazione odierna, in cui si propongono visioni riduttive e ipersemplificate dello sviluppo, per lo più concentrate sugli aspetti economici.
Occorre dunque un cammino ancora lungo (e un processo educativo diffuso) perché il nostro Paese, a tutt’oggi lontano dagli obiettivi di uno sviluppo sostenibile, possa ritenersi percorrere un sentiero che a questo chiaramente conduca.    

3.6.Situazione umbra, governo regionale e sviluppo sostenibile
Per seguire comunque la situazione, e tener conto delle molteplici necessità di intervento, può essere opportuna la considerazione degli indicatori messi a punto dall’Asvis (Associazione italiana per lo sviluppo sostenibile, istituita nel 2016), che ci consentono qualche progresso nel configurare la collocazione dell’Umbria sotto il profilo della sostenibilità. Essi si riferiscono agli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile proposti dalle Nazioni Unite nell’Agenda 2030 (che vanno dalla sconfitta della povertà alla lotta contro il cambiamento climatico, e che abbiamo sopra elencato), ciascuno di essi essendo misurato da un indicatore composito. Nel Rapporto 2018 dell’Asvis viene rappresentato per l’Umbria (come per tutte le altre regioni d’Italia), per ogni Obiettivo, per il periodo 2010-2016, l’ dell’indicatore regionale rispetto a quello nazionale (nel Rapporto Bes, è tra i , nazionali e regionali, o tra ,nel 2017).   Rispetto alla situazione dell’Italia nel 2010, si osserva per l’Umbria una condizione migliore per gli Obiettivi 4 (istruzione di qualità, con un andamento fortemente crescente), 5 (parità di genere), 7 (energia pulita ed accessibile), 10 (disuguaglianze) (Asvis, Rapporto 2018, 86-87).   Si registra invece una dinamica peggiore del dato umbro rispetto a quello italiano, in corrispondenza degli Obiettivi 3 (Salute e benessere, anche a causa di un forte aumento del tasso di mortalità per incidenti stradali), 8 (lavoro dignitoso e crescita economica, per la minor crescita del Pil reale, e per l’aumento del tasso di disoccupazione e dei giovani senza lavoro), 9 (Imprese, innovazione e infrastrutture), 11 (Città e comunità sostenibili e resilienti, per una minor qualità delle abitazioni).
Anche alla luce di queste indicazioni, e di quelle formulate dal Bes, è opportuno considerare il recente Documento di economia e finanza della Regione Umbria (Defr) 2019-2021, presentato il 27 novembre al tavolo della concertazione, che “individua i temi dell’innovazione e della sostenibilità come costitutivi dell’Umbria del futuro”.
Segnalo dunque, nell’ottica della sostenibilità, l’importanza dei provvedimenti, indicati nel Defr Umbria, per la crescita della produttività del sistema economico regionale, e per la diffusione dei principi dell’economia circolare, per le infrastrutture digitali regionali, e per quelle stradali e ferroviarie, per il rafforzamento delle politiche attive del lavoro, e dell’offerta formativa regionale (in specie degli Istituti Tecnici Superiori).

Di particolare rilievo, in tale contesto, risulta una combinazione appropriata delle misure ora indicate, per un’economia efficiente, con quelle volte alla tutela dell’ambiente, del territorio e del paesaggio (tra cui la protezione e valorizzazione dei sistemi naturali).    

Quanto alla sostenibilità dei percorsi accennati nel Defr, alle valutazioni di grande massima che possono essere compiute da cittadini attenti osservatori (e riguardanti lo stato del capitale umano, economico, ambientale e del benessere civico) deve affiancarsi una stima più rigorosa compiuta da esperti sulla base di un appropriato (e complesso) modello econometrico.

Il rilevante coinvolgimento dei governi locali (e in particolare delle Regioni) nella formulazione ed attuazione di una strategia di crescita equa e sostenibile (come dichiarato dalla Regione Umbria) chiede ad essi un serio impegno di trasparenza, monitoraggio e attenta stima dei processi economici e sociali su cui intendono influire: un impegno volto anche a promuovere una partecipazione piena e consapevole degli Attori economici e sociali, e più in generale della cittadinanza tutta. Le prossime elezioni europee possono essere occasione per fare dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite il quadro di riferimento delle politiche dell’Unione Europea.

4.L’importanza della cooperazione nel processo di costruzione del Bene Comune

Di fronte alla crescente insostenibilità delle forme di capitalismo oggi operanti in Occidente, si cerca di porre rimedio ad alcune delle criticità ricordate. Si procede da un lato a correzioni nel funzionamento del mercato, dall’altro al potenziamento di alcune regole e di alcuni servizi della pubblica amministrazione, ma anche si diffondono e si rafforzano iniziative della società civile   (organizzazioni ed attività ispirate ai principi della cooperazione, che svolgono anche funzioni di interesse generale, partecipazione dei cittadini a decisioni e gestioni di attività di pubblico interesse,…) volte a contribuire ad un cammino di sostenibilità sociale ed ambientale.     Di alcune realtà importanti che si può ritenere operino nelle direzioni indicate ed auspicate, ricordo la cooperazione, in senso stretto (riferita alle imprese cooperative) e in senso ampio, come metodo collaborativo che si accompagna a forme più o meno intense di condivisione di obiettivi e può consentire di procedere in direzione di libertà, democrazia, giustizia sociale (Giornate di Bertinoro 2012, Cooperare – proposte per uno sviluppo umano integrale, Introduzione, a cura di P.Venturi e S.Rago).      

Vanno ricordate in proposito le molteplici manifestazioni della cd “economia solidale”, le iniziative di collaborazione e condivisione avviatesi con la sharing economy e con lo sharing welfare, le forme di cooperazione osservabili nella manifattura innovativa e nell’industria 4.0, e più in generale le esigenze di cooperazione e condivisione avvertite sul piano del complessivo sistema economico e sociale, nell’impegno richiesto ad ogni livello per affrontare le grandi sfide che oggi fronteggiano l’umanità. Tutto questo, nella prospettiva di una riattivazione della società civile (basata su competenze individuali, asset comunitari, risparmi privati, beni pubblici e beni comuni, …).

Può ritenersi, secondo una nota definizione (Treccani), che  Il cooperare [l’atto o il fatto di cooperare] si manifesti in un’opera prestata ad altri o insieme ad altri per la realizzazione di un’impresa o il conseguimento di un fine. In senso economico e giuridico, può definirsi come azione svolta in comune, con fini mutualistici e non speculativi, dagli appartenenti a una organizzazione o categoria sociale unitisi in cooperativa, per raggiungere un fine comune di produzione, di consumo o di credito, eliminando il ricorso a intermediarî.     Come osserva Zamagni, il concetto di cooperazione è operare insieme, condividendo anche i fini, mentre nella collaborazione si dà peso maggiore alla messa in comune dei mezzi (Giornate di Bertinoro 2012).

   Come fa rilevare Magatti, la dimensione cooperativa può risultare rilevante per umanizzare le dinamiche dell’assetto economico e sociale; la cooperazione può infatti concorrere a “valorizzare lo stare insieme con l’altro”, e a far capire che “la libertà di ciascuno ha a che fare con la libertà dell’altro” (Magatti, Intervento alle Giornate di Bertinoro 2012).

E’importante anche notare il ruolo positivo che può essere svolto dalla cooperazione come forma di razionalità.   Leonardo Becchetti sottolinea come la vita economica, il complesso intreccio di mercati e persone da cui essa è costituita, si svolga all’insegna dell’incertezza, per l’impossibilità per gli operatori di prevedere esattamente il comportamento delle controparti (asimmetria informativa), e di proteggersi completamente, con strumenti giuridici) da eventuali abusi da parte delle medesime (incompletezza contrattuale). Di qui l’esigenza che gli incontri si basino sulla fiducia, sulla meritevolezza di fiducia e sulla cooperazione, su cui fondare alleanze ed accordi. Il risultato sarà “superadditivo” (nella cooperazione uno più uno dà tre, per le sinergie prodotte dalla messa in comune delle forze). Tutto ciò propone la cooperazione come forma superiore di razionalità, e fa comprendere come, per uno sviluppo umano integrale, al capitale fisico e al capitale umano debba accompagnarsi il capitale sociale, nella sua “composizione di hardware (reti associative, enti intermedi, forme strutturate di società e cooperative) e di software (fiducia, meritevolezza di fiducia, senso civico, disponibilità a pagare per i beni pubblici, fiducia nelle istituzioni)”   (L.Becchetti, Capire l’economia in sette passi, Minimum fax, 2016, pp.23-4, 52).

5.Bene Comune, sviluppo sostenibile e impegno politico dei cattolici

In un recente articolo su Avvenire Giacomo Gambassi rilancia, nell’ampio dibattito in corso sull’impegno politico dei cattolici, la proposta del Cardinale Bassetti della istituzione di un Forum civico che metta in rete esperienze di uomini e di donne che hanno a cuore il Bene Comune della Nazione (G.Gambassi, I cattolici e la politica: solidarietà e comune “grammatica dell’umano”, Avvenire, 10/2/2019). Tale richiamo al Bene Comune, che ho visto apparire con frequenza nel dibattito suddetto, mi offre l’occasione di tornare su questo tema da me affrontato qualche anno fa [Pierluigi Grasselli e Cristina Montesi (a cura di), Le politiche attive del lavoro nella prospettiva del Bene Comune, Franco Angeli, 2010]. Qui io mi limito a considerare, come ho già accennato, una configurazione di Bene Comune costituita da componenti (relative all’assetto economico, sociale, istituzionale e ambientale) oggetto di attenzione e intervento delle organizzazioni politiche e sociali, con il concorso dei cittadini tutti (cattolici inclusi), a beneficio di ciascuno di questi, dando piena centralità al rispetto e alla promozione della persona.

Con queste precisazioni, faccio riferimento al tema dello sviluppo sostenibile, che ho cercato di presentare in precedenza, osservando come corrispondentemente si profili un orizzonte di finalità, di Obiettivi (da un’economia efficiente, equa e sostenibile, ad un assetto distributivo accettabile, ad un’inclusione sociale diffusa, ad un ambiente accuratamente tutelato) che possono essere riferiti ad una configurazione di Bene Comune.     Specificamente, può farvisi corrispondere un “vivere bene insieme”, un Benessere equo e sostenibile, con un’architettura poggiante su un effettivo assetto democratico, su un ordine pubblico soddisfacente, sul rispetto della legalità, sulla protezione della libertà e dei diritti fondamentali (Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa, Libreria Editrice Vaticana, 2004,n.166).       Le molteplici componenti di tale configurazione possono essere oggetto di pubblico confronto, e di valutazione critica, nonché occasione per costruire insieme proposte unitarie di intervento, ai diversi livelli di governo del territorio considerato, quale ad es., nel contesto odierno, il governo regionale dell’Umbria. Perseguire questi Obiettivi può considerarsi un approccio orientato al conseguimento di una configurazione di Bene Comune.     In questo percorso il contributo dei cattolici (anche nell’ambito dell’eventuale Forum suddetto, e del connesso scambio di competenze ed esperienze) può riflettere la loro formazione nella fede, e l’adesione alle indicazioni della Dottrina Sociale della Chiesa.

Non solo. Il confronto corretto e approfondito sulle modalità per conseguire i diversi obiettivi della configurazione indicata porta a considerare la dignità e l’uguaglianza di tutte le persone, nel quadro di una visione integrata dei vari ruoli e collocazioni di queste (inserite in una famiglia, nel processo produttivo, nell’ambiente naturale …); viene richiesta una ricerca costante del bene altrui, valorizzando e rendendo operativa la forte connotazione etica di un approccio orientato al conseguimento del Bene Comune. E qui si inserisce la difesa di famiglia e giovani, intorno all’asse, raccomandato dal Cardinale Bassetti, della “grammatica dell’umano”, con l’uomo al centro, con attenzione ai temi bio-etici, e a quelli del lavoro, della crisi demografica, della cura dei poveri, degli scarti, della protezione del Creato, dello sviluppo di un Europa pacifica e solidale …

E’interessante ricordare quello che, secondo De Bortoli (citato da Occhetta), la cultura laica chiede ai credenti: “un contributo decisivo nella formazione di una classe dirigente di qualità che persegua l’interesse comune … la costruzione di un futuro che coniughi solidarietà e competitività … l’idea dell’impegno, del sacrificio e dello studio come assi portanti della società … un maggiore rispetto per le istituzioni, a cominciare dalla famiglia, sopraffatta da un individualismo dilagante e cinico …” (F.Occhetta, op. cit., p.140).

Riconsiderare la realtà alla luce di questa configurazione di Bene Comune, nel quadro di un confronto pubblico, schietto ed aperto, condurrebbe ad esplicitare il profilo d’uomo e di società che si intende portare avanti, e a discutere un progetto di sviluppo complessivo (culturale, morale ed istituzionale, prima ancora che economico e sociale), tema decisivo ma del tutto trascurato nel dibattito attuale (tutto schiacciato sul presente, e attento perlopiù a problematiche economiche).   Una riflessione pubblica e sistematica di questa natura potrebbe favorire una crescente consapevolezza della corresponsabilità di tutti per un impegno reciproco allo sviluppo della comunità residente nel territorio, fondato su solidarietà e sussidiarietà, in contrasto con le tendenze oggi prevalenti a sottolineare la responsabilità degli altri (che pure va denunciata), ad escludere a priori confronto e concertazione con gli altri, alla prevalente assenza di impegno dei cittadini sui problemi della comunità (e altresì di iniziative della politica per promuovere questo impegno).  

Ritroviamo qui i punti di orientamento che Sturzo si attribuiva: “libertà democratica, moralizzazione della vita pubblica, riforma della struttura statale a tipo autonomistico e civico, risanamento dell’economia nazionale e, specialmente, nel Mezzogiorno …   Un programma ancora molto attuale, in cui la cultura popolarista può contagiare la cultura populista, aiutandola a considerare il pluralismo come un valore e le minoranze interne come una ricchezza, a valorizzare i gruppi e non soltanto i leader, a ripensare la democrazia rappresentativa, e non solo a valorizzare gli strumenti della democrazia diretta, andando oltre gli slogan che toccano emozioni e credenze, recuperando il rapporto tra il governante, il governato e gli enti intermedi -come la Chiesa, le associazioni, i sindacati- che li rappresentano” (F.Occhetta, op.cit., p.147)

La conversione di mentalità, richiesta dall’accettazione del paradigma della doppia sostenibilità, si manifesta in un’adesione all’esercizio della solidarietà e della sussidiarietà, in particolare di quella ‘orizzontale’, richiesta tra l’altro nell’impegno ad assicurare un nuovo welfare, ma anche per lo sviluppo di fenomeni diffusi di civismo quale la cittadinanza attiva, assicurata dai cittadini per lo svolgimento di funzioni di interesse generale, compresa la tutela dei cd ‘beni comuni’.     Si potrebbe così dare anche un rinnovato slancio alla democrazia, per una ripresa di quest’ultima dal basso, dal livello locale, dai bisogni e dalle aspirazioni dei cittadini.

E’facile far notare il netto contrasto tra lo scenario indicato e la realtà politica, sociale ed umana del nostro territorio. In corrispondenza, assume rilievo la questione di come poter procedere verso la riduzione di tale scarto, alzando il livello di consapevolezza, corresponsabilità e partecipazione dei cattolici, e dei cittadini tutti.