Poverta esclusione sociale

Cenni sulle politiche contro povertà ed esclusione sociale

(a cura di P. Grasselli)

1.Interventi pubblici di welfare sociale (da Gori, Ghetti,…)

il Welfare Sociale è l’insieme di servizi alla persona e prestazioni monetarie erogati per alleviare, rimuovere o prevenire condizioni di disagio e/o mancanza di autonomia… in concreto, servizi sociali e socio-educativi di competenza dei Comuni, dei servizi socio-sanitari di titolarità delle ASL (Regioni), di alcune

prestazioni monetarie (d’invalidità civile e contro la povertà) di responsabilità statale… due gruppi di utenti: chi in situazione di disagio (povertà, varie forme di emarginazione)… chi in condizione di ridotta autonomia (anziani non autosufficienti, disabilità, bambini piccoli)… entrambi esposti ai cd “nuovi rischi del welfare”, fragilità diffusesi fortemente negli ultimi decenni…
Il Welfare Sociale non rientra tra le categorie tradizionalmente utilizzate per indicare le componenti del

sistema italiano di protezione sociale: previdenza, sanità, assistenza sociale (insufficienza di risorse economiche proprie rispetto alla situazione di bisogno), politiche del lavoro.
Welfare “sociale”: perché consiste di interventi socio-assistenziali, socio-sanitari e socio-educativi… di titolarità dei Comuni e delle Asl…
Il paradosso del welfare sociale in Italia: esso si trova ad un bivio: compiere il necessario rafforzamento o affrontare un precoce declino ?...

 

2.Il Welfare Sociale in Italia – la filiera istituzionale (da Gori, Ghetti,…)

 

importanza di considerarla nella sua completezza, per un corretto approccio alle politiche contro povertà ed esclusione

 

Stato prestazioni monetarie -di invalidità civile (assegno/pensione di invalidità e indennità di accompagnamento) -contro la povertà: integrazioni al minimo di pensioni (di invalidità, vecchiaia, reversibilità) e social card, bonus gas ed elettricità, contributi affitto, assegno per minori, assegno ai nuovi nati,…

 

Regioni servizi socio-sanitari territoriali erogati dalle Asl: domiciliarità (assistenza domiciliare integrata), semiresidenzialità (centri diurni per disabili), riabilitazione (istituti di riabilitazione), residenzialità (residenze sanitarie assistenziali per disabili)

Ai Distretti il compito dell’integrazione tra prestazioni sanitarie e servizi socio-sanitari territoriali, e in primo luogo assicurare l’Adi

 

Comuni servizi sociali e socio-educativi tre quarti della spesa in servizi e strutture, un quarto in trasferimenti monetari. La spesa sociale dei Comuni (2011) è pari allo 0,44% del Pil nazionale (la Commissione Onofri riteneva che entro il 2012 dovesse arrivare all’1,44%).

Incidenza della spesa contro la povertà (2011) 7,9%

 

La rete del welfare territoriale (soggetti istituzionali, attori privati, altri soggetti…)

 

Interventi a finanziamento pubblico erogazione e gestione diretta da parte di soggetti pubblici, per lo più minoritaria. I soggetti istituzionali si limitano a: funzione di segretariato sociale, accesso e orientamento ai servizi (assistenti sociali dei Comuni), alcuni servizi socio-sanitari (dipendenze, salute mentale e materno-infantile), alloggi pubblici…

Si accentua sempre più l’esternalizzazione dei servizi a soggetti terzi privati, for profit e non profit…

 

La produzione esternalizzata dei servizi (70-80% dei servizi) gli erogatori privati si dividono in accreditati (prevalgono nel socio-sanitario) ed appaltati (prevalgono nel sociale). Italia tra i Paesi europei in cui gli erogatori privati hanno un peso maggiore

Grande peso del TS… (le organizzazioni non profit, che in larga parte lo rappresentano, costituiscono il 6,4% delle unità economiche attive in Italia e il 3,4% dei dipendenti) ruolo preponderante delle cooperative sociali nel welfare locale

 

Cooperazione sociale (Nel 2011 11.264 coop.sociali con 320.000 lavoratori per 5 milioni di utenti…) Coop sociali di tipo A (servizi socio-assistenziali, sanitari, educativi…) e di tipo B (inserimento nel mercato del lavoro) (problemi di redditività)

forte dipendenza delle coop sociali dal pubblico (% verso Regioni e Comuni del 60-70%)… carenza Enti locali (che vogliono abbattere i costi) nel creare regole efficienti e trasparenti, e nell’attivare una programmazione sociale condivisa

 

Le altre forme di “care” in primo luogo le famiglie, per accudire, in maniera diretta, o attraverso personale retribuito, bambini, anziani e persone con disabilità, e in secondo luogo le organizzazioni di volontariato, fortemente attive su questo fronte.

 

Le famiglie sono il “vero perno intorno a cui ruota l’assistenza ai soggetti fragili”, pur in assenza di interventi a sostegno dei caregiver . “il lavoro di cura non pagato dalle donne mantiene saldamente una posizione di centralità nel welfare italiano.

 

Le assistenti familiari (“badanti”) se ne stimano nel 2013 830.000 , con 1 milione di assistiti >65 (circa il quadruplo degli anziani nelle strutture residenziali, e il doppio di quelli seguiti a domicilio dai servizi socio-sanitari). questa soluzione si lega alla prevalenza dei sostegni monetari (indennità di accompagnamento, usata per remunerare il lavoro privato di cura) rispetto all’erogazione di servizi. Per pagare i servizi resi dalle badanti, spesa di 9 mld di € (0,6% del Pil, stessa % del welfare locale). Difficile governare il mercato dell’assistenza privata: diffusa presenza di lavoro irregolare, scarsamente qualificato, e assenza di controlli…

 

Il volontariato ventennio di espansione 35 mila organizzazioni iscritte ai registri regionali (operanti per il 60% nei settori sanità e assistenza, presso le quali risultano attivi 1 milione 125 mila volontari - di cui il 60% impegnati in modo continuativo per una media di 5 ore settimanali) coinvolte sempre più spesso (attraverso un utilizzo improprio della convenzione) anche nella gestione di interventi e servizi sociali. In quanto oggetto di una richiesta di “professionalizzazione” tali associazioni si stanno trasformando -divenendo sempre più piccole (una su due, non più di 10 volontari) -anche con personale retribuito (circa il 30%) -con un numero crescente (quasi il 20%) con un piccolo rimborso assimilabile ad un compenso forfettario…

 

Ricordiamo qui il ruolo di rilievo crescente svolto da Caritas e Chiese locali (dati…..) nella lotta alla povertà, con una risposta articolata e innovativa. A fianco delle tradizionali iniziative (mense, ostelli e dormitori…) si dà attuazione a nuove progettualità di impatto non trascurabile (piccoli prestiti per famiglie, microcredito per piccole imprese, erogazioni a fondo perduto via Fondi diocesani di solidarietà, carte magnetiche di spesa, botteghe/empori solidali…)

3.Alcune criticità (nel Welfare sociale) (Gori, Ghetti,…)

 

--crescita della domanda (oggi su 100 donne 50-60 gravano 24 anziani non autosuffic., nel 2030 40, nel 2050 75 ; raddoppio della povertà assoluta tra il 2005 e il 2012 –dal 4,1 all’8%...) di contro a una spesa contenuta (sottofinanziamento del welfare sociale: nel 2011 in Italia 3,1 di contro al 5,4% di EU15)

--prevalenza di erogazioni monetarie (molteplici, categoriali, parcellizzate, tendenti all’iniquità, non sottoposte a verifica) sui servizi

--diritti sociali non esigibili in ugual misura nei diversi territori. Quota di bambini frequentanti i servizi socio-educativi: in Em.-Rom. 26,5% in Campania e Calabria <3%

 

 

 

4.La povertà assoluta e i caratteri della sua espansione con la crisi (Caselli)

 

L’analisi delle politiche contro la povertà prende a riferimento base la povertà “assoluta”.

Con tale espressione si intende “una condizione economica che impedisce alle persone l’accesso ai beni essenziali, quali alimentazione, casa, educazione, abbigliamento, minima possibilità di mobilità e svago: elementi che secondo i canoni stabiliti dall’Istat definiscono uno “standard di vita minimamente accettabile”.

Si individua quindi l’importo economico corrispondente al paniere comprensivo di tali beni, al di sotto del quale si è considerati poveri… (rilevanza della dimensione soggettiva del vivere in povertà, che può sminuire la dignità delle persone e la loro fiducia in se stesse)

La povertà relativa… nell’ottica della lotta alla povertà, priorità alla povertà assoluta… (povertà relativa ed impoverimento)…

 

Crisi e povertà assoluta: passa dal 3,1% del 2007 al 6,8% del 2013… i tassi di disuguaglianza aumentano in misura contenuta (indice di Gini: da 0,311 a 0,324, con un aumento del 5% rispetto al raddoppio del tasso di povertà assoluta…)… cioè tutta la popolazione ha visto ridursi il proprio reddito…(Gori) il numero di persone che vive in povertà assoluta è più che raddoppiato nel giro di sette anni, passando da 1,8 a 4,1 milioni tra il 2007 e il 2014. La trasformazione è anche qualitativa: riguarda anche il centro e il settentrione d’Italia, anche i giovani, chi ha almeno due figli (prima, chi ne aveva almeno tre), anche chi ha un lavoro…(Caselli)

 

L’indebolimento strutturale della società italiana, nell’attuale contesto mondiale, fa ritenere irrealistico un ritorno ai livelli del 2007, quindi è prevedibile una presenza della povertà sensibilmente maggiore rispetto al periodo precedente, tutte le parti della società italiana risultandone toccate (Gori)

Trattasi di un fenomeno non privo di soluzioni, ma che non si risolverà da sé , però realisticamente affrontabile con adeguate politiche pubbliche… (Gori)

 

 

 

5.L’anomaliadel welfare italiano (Caselli a)

 

L’Italia, unico paese europeo, insieme alla Grecia, privo di uno schema di intervento tipo Reddito Minimo (cioè di una misura universale di contrasto alla povertà, che assicuri condizioni di vita dignitose a chiunque, nel corso della vita, si trovi in condizioni di povertà assoluta)… con un sistema di interventi pubblici inadeguato per volume e frammentato in una miriade di prestazioni non coordinate… sviluppo inadeguato dei servizi alla persona(107)… incidenza degli stanziamenti dedicati nettamente inferiore alla media dei Paesi area euro (0,1% contro 0,5% del Pil)… (Gori a) marcate ed inique differenziazioni territoriali, anche per la mancata definizione dei Livelli essenziali di prestazione (Leap), da assicurare in modo uniforme sul territorio…

 

Con particolare riferimento alle politiche praticate in contrasto a povertà ed esclusione sociale sulla base dei dati disponibili, trovano conferma alcuni gravi limiti di fondo, rilevati per l’intero Paese, Umbria inclusa, tra cui: --insufficiente disponibilità di risorse, sottoposte a continui e insopportabili tagli… --limiti conoscitivi, sia della mappa dei bisogni che di quella degli interventi, che impediscono un’analisi accurata dei provvedimenti adottati, della loro rispondenza agli impegni programmatici, della loro adeguatezza ai bisogni effettivi, e della loro efficacia rispetto agli obiettivi perseguiti… --mancanza di una vera integrazione tra politiche settoriali… -difficoltà di coordinamento effettivo ed efficace tra Istituzioni, TS, organizzazioni del mondo solidaristico…(Aur)

 

In generale, si delinea la mancata attuazione di una politica organica ed inclusiva di lotta alla povertà, con tendenza sempre più marcata delle famiglie ad organizzarsi in proprio, per fronteggiare le rispettive esigenze, secondo le linee di una privatizzazione dei rischi sociali… (Aur) in linea con i dettami neo-liberisti…

 

In tutto questo trova conferma il debole ruolo storicamente rivestito dallo Stato in Italia nella sicurezza sociale, in linea con un modello di welfare cd “familista-corporativo” (Esping-Andersen, 1990) o “mediterraneo” (Ferrera, 1996) , caratterizzato dal ruolo centrale delle reti familiari… con affidamento di tutta la responsabilità delle cure familiari alle donne, così tenute ai margini del mercato del lavoro…(Caselli a)

 

In primo luogo, la frammentazione delle misure esistenti si manifesta sia a livello dei criteri in base a cui sono individuati i beneficiari, sia a livello delle scale di governo responsabili degli interventi.

Quanto ai criteri suddetti, essi sono di tipo previdenziale (legati ai contributi previdenziali versati dai beneficiari), di tipo assistenziale (legati allo stato di bisogno dei beneficiari, indipendentemente dalla storia contributiva), di tipo categoriale (appartenenza a categorie specifiche, soprattutto anziani e disabili).

 

In secondo luogo, a livello della scala di governo responsabile degli interventi, si sovrappongono competenze nazionali per l’erogazione di contributi economici (per invalidità civile e condizioni di povertà), competenze regionali (programmazione ed erogazione di servizi socio-sanitari), competenze comunali (programmazione e gestione di servizi sociali e socio-educativi) con prevalente importanza delle prestazioni monetarie nazionali… (Caselli a)

 

In terzo luogo, prevalenza della quota di spesa pubblica per i contributi economici individuali rispetto a quella per il funzionamento dei servizi territoriali…

 

In quarto luogo, insufficiente finanziamento del nostro welfare : spesa sociale dei Comuni sul Pil dallo 0,47% allo 0,44% (2011)…la Commissione Onofri (1997) aveva indicato la necessità di passare, nell’arco di 15 anni, all’1,47%… I fondi statali per le politiche sociali: 1223 ml di € per il 2015 (3169 nel 2008)

All’espansione della povertà si contrappone dunque l’indebolimento delle risposte prodotte dal welfare pubblico… (Gori a)

 

Infine, in quinto luogo, progressiva crescita di importanza, negli ultimi 25 anni, di attori non pubblici nel welfare italiano; si tratta soprattutto del TS sociale (103.000 organizzazioni sulle 301.000 totali del TS) : cooperative sociali, organizzazioni di volontariato e imprese sociali, che erogano, attraverso varie forme di esternalizzazione delle politiche sociali pubbliche, servizi sociali (gestione di servizi prima erogati direttamente dai servizi sociali pubblici, fornitura di nuovi servizi,…). Il TS sociale è anche coinvolto, pur se in misura molto limitata e diversificata a livello territoriale, nella fase di programmazione ed elaborazione delle politiche…(Caselli a)

 

Questo welfare mix, integrazione tra attori pubblici e privati, ha mostrato in Italia un carattere sostitutivo: nel 2001-2011, per ogni posto di lavoro creato in sanità, educazione e servizi sociali all’interno del TS, se ne è perso uno nel settore pubblico…(Caselli a)

 

 

5.Il Governo Renzi: politiche contro la povertà nel segno della continuità (Gori a)

 

Interventi di politica economica (dello Stato, nei confronti del reddito disponibile…) e di politica sociale (Enti locali, sostegni monetari e servizi alla persona…)… (Gori, 109)

 

Politica economica

-bonus di 80 € per i lavoratori dipendenti

(per i redditi compresi tra 8145 -soglia sopra cui si pagano le tasse e 24000 €… il contributo tocca 1/3 delle famiglie, ma raggiunge solo il 13,5% di quelle povere, che in gran parte sono incapienti, cioè con un reddito < 8145), con solo il 2% del complessivo stanziamento di 9,4 mld €)]

 

-bonus bebè di 80 € mensili (con un Isee familiare < 25 mila €, 160 € per un Isee<7mila) per famiglie con figli nati nel triennio 2015-17)

 

-bonus per famiglie numerose [(buoni acquisto per beni e servizi, per nuclei con almeno 4 figli e un Isee familiare < 8500 € annui…(decreto attuativo ?)]

 

-Asdi assegno di disoccupazione [pari al 75% dell’ultimo Naspi erogato] per alcuni tra quelli che hanno esaurito la possibilità di ricevere la nuova indennità di disoccupazione

 

Dunque, interventi dotati di risorse ma con scarso impatto sulle famiglie povere ovvero riguardanti queste ma con poche risorse… in sintesi, ai poveri è fornito un qualche sollievo, che si traduce in un complessivo incremento medio di reddito pari al 5,7%…

 

Grazie a queste misure, viene raggiunto il 20% delle famiglie in povertà assoluta (mentre quello previsto dal Reis è dell’86%) quindi un effetto marginale. Alla debolezza complessiva si somma la frammentazione, la categorialità di tali interventi (invece di un’unica misura di reddito minimo per tutti i poveri, come il Reis)…

 

Quanto agli interventi annunciati, l’abolizione della Tasi sulla prima casa nel 2016, e dell’Irpef nel 2018 impatteranno sulle famiglie povere, ma in misura del tutto marginale… solo il 35% delle famiglie in povertà assoluta paga la Tasi, e quanto all’Irpef, la gran parte degli indigenti è incapiente . il Governo Renzi ha mantenuto i poveri in uno spazio marginale

 

Politica sociale: per le politiche sociali in generale, nessun intervento di rilievo del Governo Renzi… si segnala solo un modesto aumento dei fondi nazionali deciso con la Legge di stabilità 2015 (Politiche sociali, Non-autosufficienze, Nidi: importo complessivo portato da 667 a 800 milioni…)… persiste la tendenza a privilegiare fondi dedicati a specifiche categorie di utenza… (il che presenta vantaggi da comunicazione all’opinione pubblica… mentre la povertà ha una diffusione multi categoriale…)